Libero che si indigna per il titolo del Roma sulla Rubentus

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Per l’ormai famosissimo titolo de “Il Roma” – “in fuga con la Rubentus” si sono offesi un po’ tutti.
Il popolo bianconero, giornalisti, conduttori, opinionisti.
L’hanno definito offensivo, volgare, becero, vergognoso.
Ma a chi ha fatto male davvero quel titolo, è stato #Libero.
Loro, che difendono con i denti il record di maggior numero di titoli di merda non ci stanno a vedere che un quotidiano, per giunta partenopeo, si prenda la scena.
Non è questione di “Rubentus” o di quanto quel titolo sia “deontologicamente” inappropriato, è proprio il fatto che se si parla di titoli vergognosi vogliono esserci solo loro, e ne hanno ben donde.

E perciò il quotidiano milanese (quello facente capo all’imprenditore e parlamentare del Pdl Antonio Angelucci che si prendeva i milionari contributi dello Stato senza averne diritto e per questo accusato di falso e truffa aggravata e per il quale sono stati chiesti 4 anni di carcere) ribatte alla grande.

Dopo gli ormai noti “Piagnisteo napoletano” – “A Napoli si bruciano da soli” e “Salutame a soreta”, è il momento di “Napoli piagne, ma è stata fottuta”.
https://imgur.com/a/O9G6X
Perché i loro titoli non devono essere solo offensivi, loro ci tengono al fatto che siano anche sgrammaticati e incomprensibili; “piagne” che dialetto è? Non certo Napoletano; “è stata fottuta” che vuol dire? Da chi?
Ma il titolo non basta; serve anche un pezzo all’altezza del titolo.
Viene quindi sfoderato l’asso dalla manica: Giuseppe Cruciani.
Un giornalista di rispetto almeno quanto Libero è un quotidiano autorevole.
Quello che diceva che “gli alberi di Natale li rubano solo a Napoli”, ma quando gli feci notare che li rubavano in tutta Italia rispose che quelli non erano gli alberi “principali”. Genio.
https://m.facebook.com/story.php…

Cruciani comincia con “piagnisteo napoletano” (riesumando un precedente titolo di Libero, gran fantasia) per proseguire con le “ossessioni” dei Napoletani, il loro vedere fantasmi, e il termine “Rubentus” che indicherebbe la storia della Juve come “una lunga avventura banditesca e criminale” (se solo sapesse di aver fatto centro).

Quel termine, a suo avviso, può essere tollerato sul web ma non su un giornale.
E quindi cosa fa? Cita un post pubblicato “sul web” dal profilo personale, privato, di un giornalista napoletano che esprimeva il suo disprezzo per chi tifa juve;
uno sfogo duro, ma “privato” tanto che il post originale manco lo ha trovato e ha pubblicato un copia e incolla dalla bacheca di un amico del giornalista.
E ci fa tutto l’articolo con foto del cronista sbattuta in pagina.

Ma non aveva detto che “fin quando queste cose vengono dette sul web ci si può passare sopra?”.

La conclusione è, chi lo avrebbe mai detto, sul piagnisteo. “Napoli sarà anche prima nel calcio, ma nelle lacrime non teme nessuno”.

Quando hai finito di leggere l’articolo d’istinto ti viene di guardare l’orologio per capire quanti secondi hai sprecato della tua vita.
Il titolo del Roma io non l’ho condiviso per la forma (non perché offensivo ma perché credo si potesse fare di meglio per arrivare allo stesso concetto con la stessa durezza ma con espressioni diverse) ma lo condivido nel senso: se Rubentus significa Juve che ruba, se “rubare” significa “appropriarsi indebitamente di ciò che non gli spetta” come poter dissentire?

Ma che Libero tiri le orecchie al Roma è un po’ come il ciuccio che chiama orecchie lunghe il cavallo.
Se poi vogliamo dire che è tutta fantasia, diciamo pure che Cruciani fa il giornalista a questo punto.

Ma soprattutto rilassiamoci noi; urlare, inveire, denunciare, ormai è chiaro non serve a nulla.
Sciorinare un secolo di malefatte, scomodare la storia, le inchieste, il passato, non sortisce alcun effetto; anche perché, per quanto articolate siano le nostre argomentazioni, la loro risposta sarà semplicissima: “e allora Mertens a Crotone?”

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