Napoli “Mafia International”

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Nel cartone di Celentano, che tanto sta facendo dibattere in queste ore, Napoli è rappresentata come capitale della mafia, con il grattacielo dell’holding “Mafia International” a svettare sulla città.

Nulla di nuovo, verrebbe da pensare.

Come quando alla vigilia del match Napoli-Nizza, agosto 2017, il sito francese “Nicematin” fece da guida turistica per i francesi diretti a Napoli presentandola come “il regno di Maradona, la patria della pizza e la CAPITALE MONDIALE DELLA MAFIA” (poi rettificò, dopo una valanga di proteste).
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Come quando il “The Sun” ci classificò tra le 11 città più pericolose del pianeta (e anche in quel caso il tabloid inglese poi rettificò dopo le puntuali proteste).
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E ovviamente il dibattito si apre tra chi rifiuta la solita narrazione cupa e stereotipata e chi, di contro, ribatte che la criminalità a Napoli esiste, impera e che è giusto dirlo.

La questione a mio avviso è più semplice di quanto possa credersi.

Le criticità di Napoli se fossero raccontate come inchieste, approfondimenti reali ed equilibrati, potrebbero servire ad accendere un faro su problemi secolari e aprire una via per la risoluzione degli stessi, che è quello che la Napoli perbene chiede da sempre.

Perché nessuno ha voglia di nascondere la polvere sotto il tappeto, nessuno si bea delle difficoltà con le quali convive e tutti avremmo voglia di liberarci dalle piaghe che ci portiamo dietro.

Ma questo non avviene; assistiamo inermi ad una narrazione cupa e senza speranza che tende all’isolamento di Napoli, alla teatralizzazione disperata di una realtà che non è corrispondente al vero. Si racconta una Napoli senza speranza con l’effetto di spegnerne la capacità di riscatto.

In realtà si usa Napoli per minimizzare proprio le criticità delle altre città.

A cosa avrebbe portato questa narrazione esasperata in termini concreti? Quali mosse sarebbero state messe in campo dai governi per salvare Napoli negli anni? Nulla. L’ultima promessa è stata di 100 agenti (che nemmeno sono arrivati). 100 agenti per liberare Napoli dalla Mafia?

Napoli è orrenda quando la si racconta, alimentando la diffidenza dei turisti a venire in città, il sentimento di disistima verso la popolazione partenopea da parte del resto d’Italia, ma quando a queste opere di pseudo denuncia dovrebbero seguire misure correlate ecco che Napoli non sembra più diversa dalle altre metropoli, non sembra più meritare misure speciali, risorse aggiuntive.

Napoli torna normale quando bisogna “fare”, per tornare a fare schifo quando la si vuole raccontare.

Non è grazie alla narrazione tossica negli anni che il centro storico di Napoli è diventato un grande luogo turistico. Era abbandonato, pur essendo il più antico e vasto d’Europa, con 27 secoli di storia e cultura. L’Unesco lo ha dichiarato patrimonio dell’umanità ed inserito nella lista dei beni da tutelare ed ora accoglie turisti da tutto il mondo tutto l’anno.

Ben vengano quindi le denunce, le misure d’urgenza, gli investimenti sul territorio e tutto quello che può servire a riscattare questa città. Con la volontà però di farla risorgere, non di affondarla.

Napoli fa paura, ma non solo per i suoi problemi. Fa paura per le immense potenzialità nascoste, per la sua vita, per la sua storia, per il suo patrimonio culturale.

E’ quello che viene nascosto, minimizzato, dimenticato.

Perché una Napoli che si esprima per le sue potenzialità diventerebbe una Napoli Capitale, come già lo è stata.

E’ anche questo a far paura.

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