Il razzismo territoriale che non fa rumore

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Post partita Cosenza-Vicenza, ritorno dei play out di serie B. Fuori lo stadio c’è Andrea Ceroni inviato di un’emittente vicentina, TvA Vicenza, che con il suo programma Diretta Biancorossa seguiva l’evento.
Un bambino in braccio al padre si avvicina al microfono e dice, col sorriso, “lupi si nasce”.
Da studio la conduttrice Sara Pinna replica al bambino:
“e gatti si diventa. Non ti preoccupare che venite anche voi in Pianura a cercare qualche lavoro”. https://fb.watch/dhAeZdLvJZ/
L’inviato Andrea Ceroni, che pure un attimo prima stava dicendo “è giusto che sia così, lo sport è così, c’è chi vince e chi perde”, alle parole della collega subito solidarizza con risata grassa di approvazione, sguardo complice, indice puntato e un:”non male Sara”.
Successivamente spiegherà, sotto un mio post su Instagram, che aveva un ritardo audio e quelle parole non le aveva sentite https://www.instagram.com/tv/CeES2rzgyvx/…
una semplice “battuta infelice”, mentre io che invece riconoscevo quella frase come un “rigurgito razzista” avevo a suo dire emesso un “giudizio molto pesante e grave”.
Chiarissimo quindi il peso dato alle parole della collega.
Mentre io altra definizone non trovo: rigurgito razzista; sentimento di superiorità morale dettato dal luogo di nascita.
E a questi soggetti non puoi replicare nemmeno spiegandogli che loro non regalano niente a nessuno, che le tasse sono uguali ovunque e che quando c’è una parte del paese più ricca di un’altra, con più diritti e servizi, nello stesso paese, non è perchè si è più bravi a far funzionare le cose, ma è proprio perchè qualcosa non funziona nel paese.

E a nulla sembra essere servita neanche la lettera aperta scritta dal padre del bambino.
Nessuna scusa pubblica dai profili personali dei diretti interessati, accuratamente “privati”, forse per prevenire la legittima indignazione pubblica.
Nessuna dissociazione dall’emittente, TVA, nessuna dal profilo ufficiale della trasmissione. Qualche sparuto commento in risposta ad altro commento sulla pagina Diretta Biancorossa e niente più.
Ma, soprattutto, nessuna evidenza mediatica dai media nazionali.
Immaginate, per un solo istante, che la stizzita risposta “Non ti preoccupare che venite anche voi in Pianura a cercare qualche lavoro” fosse stata rivolta a un bambino straniero proveniente da un paese povero qualunque. Sempre di razzismo territoriale si sarebbe parlato.
E ci sarebbe stata un’ondata di indignazione senza precedenti, e sarebbe stato giustissimo. Quel bambino invece era “solo” calabrese, meridionale. Quindi la cosa sarà apparsa poco interessante.
In questa vicenda, come spesso accade, il “dopo” fa più schifo del prima.
Ad ogni modo il bambino calabrese crescerà e troverà un lavoro; forse in Calabria, forse in Veneto, forse all’estero. La sua dignità non sarà condizionata dal luogo dove andrà a lavorare.
Quella di chi esprime certi concetti, invece, è già terribilmente compromessa.

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