La solita solfa del Nord che “traina” il Sud

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La vergognosa frase della conduttrice Sara Pinna aTva Vicenza, balzata agli onori della cronaca nazionale con colpevole ritardo (ma meglio tardi che mai), ha dato comunque la stura a quelle legioni dal pensiero semplice che in fondo non ci trovano nulla di male in quella esternazione, perché “è vero che le regioni del Sud sono mantenute da quelle del Nord”, perché loro “hanno il Pil lungo lungo”, perché “trainano” e via dicendo.

Di questo, purtroppo, sono convinti anche tanti meridionali.

E’ forse il caso di ricordarci alcune cose.
Le popolazioni del Sud sarebbero “mantenute” da quelle delle regioni Nord.
Solo che questo mantenimento non si riesce a capire in cosa si traduce considerando che la Campania è l’area economicamente più depressa d’europa. Che tutte le regioni del Sud sono più povere di quelle del Nord. Che al Sud mancano infrastrutture e servizi minimi.
Che si è costretti ad emigrare per lavorare, per curarsi e a volte anche per studiare.

I “mantenuti” di solito stanno meglio degli altri, non peggio. Questo “mantenimento” è giustificato da un concetto: il “residuo fiscale” delle Regioni.
Ovvero la differenza tra quanto le regioni pagano di tasse e quanto gli ritorna in termini di servizi. E le tasse “devono rimanere sul territorio” urlano in molti.

Un principio un po’ surreale perché, come spiegò molto bene Francesco Pallante, Professore di Diritto Costituzionale all’Università di Torino:


“E’ un discorso privo totalmente di consistenza, dal punto di vista logico ancor prima che giuridico. Le Regioni, i territori, NON pagano le tasse. Sono le persone che pagano le tasse; sulla base del loro reddito. Per esempio, nel Comune di Arcore c’è un contribuente particolarmente facoltoso: ha senso dire che il comune di Arcore mantiene il Comune di Monza perché paga più tasse di altri? Così come non ha senso questo discorso, non ha senso dire che la Lombardia, il Veneto e le altre Regioni mantengono la Sicilia, la Campania e la Calabria. Se io sostituisco questo livello con tanti livelli regionali poi perché non lo faccio a livello provinciale, a livello comunale? ma lo posso fare a livello di quartiere, di via, posso arrivare ai pianerottoli delle case: “io mantengo il mio vicino perché pago più tasse di lui” – è un discorso sensato questo?”

No, non è sensato. Perché le Regioni NON pagano le tasse.
Le tasse le pagano i cittadini, ovunque residenti. E le pagano allo Stato centrale il quale dovrebbe ripartirle equamente su tutto il territorio nazionale in forma di servizi.

“Dovrebbe” perché, in sostanza, non accade da mai. I territori del Sud italia ricevono costantemente MENO di quanto spetterebbe loro in base alla popolazione e agli altri criteri necessari per stilare i fabbisogni. Su questo primo “scandalo” vige da sempre un imbarazzante silenzio. Il fatto che un bambino che nasce al Sud non abbia gli stessi diritti di un bambino nato al Nord non scandalizza nessuno. Parliamo di diritto ad un asilo nido, ad un’istruzione adeguata, a servizi primari.
Le Regioni ed i Comuni, infatti, erogano i loro servizi prevalentemente con i fondi ricevuti dallo Stato (le tasse locali coprono una minima parte delle spese).
E lo Stato da dove prende i soldi? dalle tasse.
E chi le paga queste tasse? Non le “Regioni”, ma le persone, in base al loro guadagno.
Ovvio che se le persone e le aziende più ricche risiedono in una specifica area geografica, da quell’area proverranno maggiori contributi.

Non pagano “più tasse” in quell’area, pagano le stesse tasse di tutto il paese. LE STESSE TASSE.

Semplicemente chi guadagna di più si troverà, per un banale principio matematico, a versare di più. Ma anche se per assurdo questo principio rivendicato fosse sensato (e non lo è) domandiamoci alcune cose.

Queste regioni che “trainano”, ma che in realtà sono semplicemente più ricche (anche perché le infrastrutture, costruite con i soldi dello STATO, sono state fatte tutte al Nord), dove vendono principalmente i loro beni e servizi? Al Sud Italia, principale bacino commerciale.

Se accendi la televisione e guardi un qualsiasi canale nazionale, contribuisci al Pil di una Regione del Nord, visto che i principali editori televisivi nazionali (Mediaset, Discovery, Sky, La7) hanno sede a Milano. https://www.facebook.com/…/a.86391921…/1718955384918160/

I principali editori italiani, che controllano quotidiani, riviste, libri ecc. sono tutti da Roma in su, principalmente a Milano. Ha sede a Milano la Mondadori, che ha nel suo gruppo marchi come Rizzoli,Einaudi, Sperling&Kupfer, Fabbri ecc. Ma vendono i loro prodotti in tutta Italia.

Ogni volta che parliamo al telefono, secondo questo principio, stiamo contribuendo al Pil di una Regione del Nord. Windtre e TIM hanno infatti sede legale a Milano, in Lombardia. Vodafone in provincia di Torino, Piemonte.

Per non parlare dei nostri conti correnti bancari, che generano profitti a banche perlopiù settentrionali, visto che il sistema bancario meridionale è stato progressivamente smantellato.

Persino la tanto vituperata “monnezza” del Sud contribuisce al Pil delle regioni e dei comuni del Nord (come ho scritto nel dettaglio in “Sputtanapoli”). Lo smaltimento dei rifiuti, sia quelli “tal quale” che quelli differenziati, è un business che coinvolge solo aziende del Nord, spesso compartecipate dai Comuni stessi https://www.repubblica.it/economia/affari-e-finanza/2017/05/22/news/i_miliardi_nel_cassonetto_chi_vince_e_chi_perde_nel_grande_business_dei_rifiuti-166161439/?fbclid=IwAR329YUupynQaWAUwckogukMaYfEBfdYdtbLZkjk1AqKEoXEZSI3ZWHhj7Y

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O vogliamo parlare dei siti archeologici, come Pompei (il più visitato dopo il Colosseo con incassi annui di circa 24 milioni di euro), Ercolano, Cuma e tanti altri. A gestire questi siti (biglietterie online, servizi aggiuntivi, prevendita, ristorazione, ecc.) c’è però COOP CULTURE con sede a Venezia Mestre, tra l’altro con “vecchi bandi scaduti da tempo e mai rinnovati”
https://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2016/02/03/news/la_grande_rapina_ai_musei-131170754/?fbclid=IwAR3eUesTHSbstVDGIRD0gtsLTT_0G4cvfSBJ-kK2PeMxkrsrpm3dAnBLpkw

E la Sanità? il fatto che lo Stato destini a un cittadino meridionale meno di quanto riceva un cittadino del Nord come lo vogliamo definire? E quando si è costretti a fare la valigia per andare in un ospedale al Nord per curarsi, il cosiddetto “turismo sanitario”, è chiaro a tutti che la Sanità regionale poi presenta il conto a quella di provenienza? Che non c’è “carità”?

L’anno scorso la deputata leghista Silvana Andreina Comaroli provò a infilare un piccolo emendamento nel testo di conversione del cosiddetto “Milleproroghe” molto semplice: e cioè che i soldi per il 2021 per la Sanità fossero ripartiti secondo i ricoveri del 2019 (e non del 2020, come da LEGGE).
E perché? Perché prendere a riferimento i ricoveri di 2 anni prima?

Triste a dirlo, perché con i vari lockdown l’anno prima nessuno si era spostato fuori Regione, e i conti delle Asl lombarde, emiliane e venete erano parecchio in rosso rispetto al passato, per via dei malati curati in meno. Ma con questo piccolo emendamento si sarebbe risolto il problema e dal Sud sarebbero arrivati circa 700 milioni per malati mai curati. L’emendamento non passò, fortunatamente, ma questa notizia apparve solo su un blog del Fatto. Non la riportò nessuno, ma ci aiuta a capire tante cose. https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/02/26/listantanea-il-nord-e-quei-malati-immaginari/6114818/

E principalmente che l’idea di essere migliori per luogo di nascita è una bolla di pensiero confortante ma fasulla. Che conforta nel breve termine ma è illusoria. E che, come ho già scritto qualche giorno fa, se c’è una parte più ricca di un’altra, con più diritti e servizi, nello stesso paese, non è perché si è più bravi a far funzionare le cose, ma è proprio perché qualcosa non funziona nel paese. Da troppo.

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