Se i bianconeri non possono festeggiare lo scudetto con un mese d’anticipo lo devono a un miracolo sportivo.
Un miracolo sportivo perché non è una squadra del nord a contendere il titolo ai bianconeri.
E’ una squadra del Sud.
E, considerando che negli ultimi 113 anni a sud di Roma sono andati solo 3 scudetti (2 al Napoli e 1 al Cagliari), ci è chiara la grandezza dell’impresa.
Un miracolo sportivo anche per il virtuosismo della società, cresciuta senza innesti finanziari anomali, emiri, sceicchi o quant’altro. Anzi.
Il sistema d’informazione mentre sembrava tesserci le lodi, non ha esitato a decretare la nostra resa prima del tempo.
“Non ci credono più” dicevano Bergomi e Vialli a Sky un mese fa. Si sono arresi.
Era solo la loro speranza. La speranza di conservare un sistema protetto dai soliti noti.
Dove se remi contro vieni epurato. Dove se denunci sei isolato ed etichettato.
Dove una giornalista Rai strumentalizza la visita di Sarri ai caduti di Superga per dargli sostanzialmente dell’ipocrita, perché ha emotivamente reagito alle offese, agli sputi e agli insulti di un branco di razzisti.
Anziché condannare l’assalto, condanna il dito medio.
Sono gli stessi giornalisti che le domande vere, a chi dovrebbero, si dimenticano sempre di farle.
Sono quelli che ieri a Sky Calcio Club (per l’occasione bardata a lutto) dopo averci chiamato piagnoni e complottisti per anni, parlavano di:
1) Inter che sarebbe più motivata a battere la Juve per non fargli vincere lo scudetto (dimenticando che lotta per un posto in Champions e le motivazioni già ce l’ha)
2) Ipotesi “scansamento” della Fiorentina con il Napoli, per desiderio dei tifosi viola. “C’è anche da dire che qui arrivano già messaggi dei tifosi della Fiorentina che dicono ‘ci scansiamo’” Caressa).
Ma il piagnisteo non era napoletano?
Ma in fondo ci siamo abituati.
Arrendetevi, ci avrete ancora tra i piedi.
Siamo Napoletani.
Ci sentirete ancora cantare, comunque vada.
Fino all’ultimo minuto, fino all’ultimo fiato.
Perché abbiamo un sogno nel cuore…..
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“Je so’ napulitano e si nun canto moro!”
Libero Bovio