Che nostalgia dei vecchi tempi. Quelli quando se un giocatore si tuffava a terra senza essere toccato si chiamava simulazione, finta, tuffo.
Ieri sera invece ci si è magicamente dimenticati del cascatore ma ci si è concentrati sulle “intenzioni” di Meret, sui pensieri intimi più reconditi del portiere partenopeo, sulla volontà di arrecar danno anche senza esserci riuscito.
L’uomo che casca senza essere toccato è esonerato da qualsiasi dibattito.
I tifosi bianconeri in massa poi hanno fatto appello a quell’oggetto maledetto che per loro rappresenta un po’ quello che era la kryptonite per Superman: IL REGOLAMENTO.
Quello storicamente stuprato in ogni articolo è ora diventato la Bibbia.
Aprirlo è sempre stato per loro come profanare un’antica tomba egizia; ci trovavano solo sventure.
Ora qualcuno li ha informati che proprio tra quelle pagine c’era l’annosa soluzione alle polemiche: “negligenza”. Meret è stato negligente. C’è il “tentativo” di sgambetto, quindi è rigore.
E tutti a sventolarlo all’unisono, imbeccati dalle ricerche prontamente fatte dagli 007 di Sky chiamati a raccogliere prove in pochi minuti che potessero giustificare la scelta arbitrale.
Poco conta che quel contatto non c’è stato o è stato di un’entità impalpabile.
Poco conta, come detto da Ancelotti, che magari andavano analizzate situazioni come la direzione del pallone che andava verso l’esterno e il recupero di Allan che rendevano difficile la chiara occasione da gol.
Poco conta che l’azione andava rivista al Var, quello strumento che funzionava così bene da rendere necessaria una modifica al protocollo limitandone l’utilizzo a “chiari ed evidenti errori” con nuovi margini di discrezionalità per l’arbitro. Poco conta che in altri millemila episodi analoghi nessuno abbia pensato a interpretare il regolamento in questo modo.
Poco conta tutto. Conta solo che vada come sempre.
La partita ci ha regalato poi altri momenti di genio assoluto, come il fallo a favore della Juventus per uno scontro tra Bonucci e Bernardeschi. Ci mancava solo gli concedessero un rigore per un fallo commesso in Torino-Chievo.
Per il resto il 65% di possesso palla partenopeo e i 21 tiri a 6 a favore del Napoli offrono un’esaustiva lettura del match, ben interpretato dagli azzurri pur se con qualche distrazione ed errore di troppo, con “ciorta” annessa.
Perché lo squadrone bianconero imbattibile che i punti in classifica lasciano immaginare semplicemente non esiste. C’è una squadra indubbiamente forte, con una stella avanti che non ha mai brillato come ci si aspettava, e ci sono una marea di punti rosicchiati sempre allo stesso modo che hanno creato quella distanza in classifica per la quale già non si poteva parlare di sfida-scudetto prima, figuriamoci ora.
Alla Juve è riuscito l’intento di chiudere il campionato mesi prima, tanto da rendere ininfluenti i match più impegnativi che, grazie a un calendario che definire benevolo è poco, sono tutti nella parte finale della stagione.
Così possono concentrarsi sulla Champions League, vero obiettivo di stagione.
Al Napoli resta difendere il secondo posto per assicurarsi l’accesso alla Champions senza patemi e l’avventura Europa League, che speriamo ci porti il più lontano possibile, qualunque sia il risultato finale.
Che ci auguriamo sia quello di alzare un trofeo, ovviamente, ma certe cose non sono prevedibili; il pallone è rotondo e il futuro non lo conosciamo. Vale per noi, come per tutti.
Oddio, quasi tutti.