Tenetevi la Super League e lasciateci il Super Santos.

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Ogni qualvolta un miliardario, uno sceicco, un mecenate ha deciso di pagare un calciatore più di quel che valeva, più di quanto potesse rendere in utili, ha drogato il mercato.

Ogni qualvolta si concedeva a un giocatore un contratto supermilionario, tutti pretendevano stipendi equivalenti. Usando come parametri dei valori fuori dalla logica.

In un mercato sano nessuno spende più di quanto potrebbe guadagnare da quella spesa. Poi l’investimento può andare male, certo, esistono i rischi, ma dovrebbero essere rischi calcolati.

Nel calcio no. Un mercato florido è stato lasciato in balia di mecenati che l’hanno usato per altri interessi. Hanno riversato miliardi nel circuito alterando i valori. E tutto il sistema è imploso; le società minori falliscono di continuo, i vivai non sono più curati, per restare in vita si alterano i conti.

Tutto ad uso e consumo di un manipolo di club che hanno fatto il bello e il cattivo tempo, distruggendo il sistema e illudendo tutti che lo stessero arricchendo.

Poi si sono stancati e si sono tirati fuori. Le poche regole, peraltro spesso eluse con la complicità di chi doveva far rispettarle, erano sempre un fastidio di troppo. Zeppe di debiti che nessuno ha pregato loro di fare, per salvare sé stesse cercano di uccidere tutto quel che resta.

Non sono scelte per adeguarsi a un mercato che si evolve. Sono ricatti per ripianare i propri debiti sulla pelle di chi tiene vivo questo sport.

Il mecenatismo di un tempo, quando il calcio non portava utili, era figlio della passione.

Poi le società sono diventate aziende, che producevano utili soddisfacenti, ma non si è riusciti a far coincidere il risultato sportivo con quello economico. Vincere non è mai stato conveniente.

Uno scudetto non porta utili, una cessione eccellente, se il mercato è dominato da soldi che non vengono dal calcio, è più remunerativo, anche se poi droga il sistema.

Lo si è concesso, e questo è il risultato.

Lo ripeto: l’evoluzione è un discorso. Lo stravolgimento come ancora di salvezza per i propri errori a danno ulteriore del sistema, un atto vile.

Nessuno vi ha chiesto di indebitavi più del consentito; di strapagare i giocatori più di quanto potessero rendere. L’avete fatto per altri interessi che con il calcio non c’entrano niente, ma al calcio chiedete di pagare il conto.

Io spero di cuore che il conto, adesso, lo paghiate voi.

Perché avete giocato con una cosa che non avete mai capito dove è nata, di cosa si nutre.

E che sopravviverà a sé stessa; perché gli basta un Super Santos, non una Super League.

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