L’Italia è in finale. Ma solo nel calcio.

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Dal sito del Governo è possibile scaricare un bel documento di 269 pagine. E’ il PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
https://www.governo.it/sites/governo.it/files/PNRR.pdf

E’ il programma d’investimento dell’ingente quantitativo di risorse destinato al nostro paese.

Risorse che dovrebbero riformare e rilanciare il paese in tutti i settori. Il Piano individua le carenze ad una a una. E non manca di evidenziare che tutte le criticità del paese sono molto più “critiche” al Sud.

C’è un paese indietro in Europa, e l’Europa se ne è accorta.

Ma c’è un divario molto più grande all’interno dello stesso paese, tra Nord e Sud.

Parliamo di servizi essenziali, di infrastrutture, asili nido, servizi idrici, occupazione,rete ferroviaria.

Parliamo di tutto.

Se le risorse sono tante è perché il divario con gli altri paesi è ingente; e lo è per le condizioni critiche del Sud Italia. Queste hanno determinato il fatto che all’Italia siano stati destinati 210 miliardi anziché molto meno.

Anche un bambino capirebbe che se ti arriva un bonus perché c’è chi sta peggio e lì che devi investire il bonus. Per logica, per visione strategica, non per “carità”.

Il Piano prevede 6 missioni e destina, a parole, il 40% delle risorse al mezzogiorno. Poco più della proporzione matematica rispetto alla popolazione che la abita e molto, molto meno, rispetto a quanto necessario e previsto dalla “logica”, dai criteri adottati per lo stanziamento delle risorse.

Al Sud serve più perché ha meno, da sempre.
Al Sud serve più perché risorse le sono state sottratte negli anni indebitamente.
Al Sud serve più perché in un solo paese i diritti devono essere uguali per tutti, ovunque nasci.
Altrimenti non puoi definirti nazione.

Il Sud, ad oggi, è il territorio arretrato più esteso e popoloso dell’area euro. Il suo rilancio non è solo un tema italiano, è una questione europea.
Il Mezzogiorno è caratterizzato non solo da un più basso livello di Pil pro capite rispetto al Centro-Nord, ma anche da una più bassa produttività, qualità e quantità del capitale umano, delle infrastrutture e dei servizi offerti dalla Pubblica Amministrazione. Tra il 2008 e il 2018, la spesa pubblica per investimenti nel Mezzogiorno si è più che dimezzata ed è passata da 21 a poco più di 10 miliardi. Dalla persistenza dei divari territoriali derivano scarse opportunità lavorative e la crescita dell’emigrazione, in particolare giovanile e qualificata, verso le aree più ricche del Paese e verso l’estero. Questo genera un ulteriore impoverimento del capitale umano residente al Sud e riduce le possibilità di uno sviluppo autonomo dell’area”.
Questo non lo dico io, ma è scritto a pagina 39 del PNRR.
Sono le parole.

Purtroppo però, nel testo del piano spedito a Bruxelles, come scrive Giancarlo Viesti su Il Mattino, degli 80 miliardi previsti (già molto meno di quanto spettante) se ne trovano solo 22 destinati al Sud (10% del totale).

Con un po’ di creatività si possono ipotizzare, sulle indicazioni fornite, altri 13 miliardi investiti al Sud. E siamo a 35. Su altro non ci si impegna. Non ci si vincola. Lo si poteva fare, in altri punti lo si è fatto. Invece ci si è voluti mantenere così, sul vago. Senza alcun impegno a rispettare “l’impegno”.

La mancanza di questi vincoli contribuirà ad aumentare il divario, non a diminuirlo. Perché, senza inoltrarci in tecnicismi, le risorse destinate a certi comparti, dagli asili nido fino a tutti gli altri, senza la definizione di criteri di allocazione territoriale specifici, finiranno per essere appannaggio dei territori più strutturati, paradossalmente.

Serve un’attenzione mediatica e pubblica senza precedenti. Ma mancano entrambe.
Sui giornali e in tv la questione non viene nemmeno sfiorata. Lo Svimez, ad esempio, lancia l’allarme tra i tanti delle perdite idriche del Mezzogiorno; dell’acqua pagata anche di più al Sud ma con servizi in alcuni casi penosi e sempre minori.
http://lnx.svimez.info/svimez/wp-content/uploads/2021/05/CS-SVIMEZ-UTILITALIA-7-LUGLIO-3.pdf


In sostanza lo Stato ha speso per l’acqua meno (39 euro per abitante) rispetto alla media europea (90 euro). Ma al Sud, ancor più meno (26 euro), per arrivare, in certi territori del Sud, ad una media tra i 4 e i 7 euro.

Parliamo dell’acqua. E non lo abbiamo letto su nessun giornale.
Questa è l’attenzione mediatica, concentrata su dibattiti molto più sterili che fungono davvero da armi di “distrazione di massa”.

Per l’attenzione pubblica invece, che comunque è figlia della comunicazione mediatica, il tema non è eluso; è proprio inesistente. E spesso fastidioso; al Sud come al Nord.

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