Simone Verdi rifiuta il Napoli.
Anche l’esterno lombardo, che pure aveva vissuto in carriera un’esperienza alle pendici del Vesuvio quando militò nella Juve Stabia, dice no al corteggiamento dei partenopei.
Non è il primo, figuriamoci.
Prima di lui abbiamo incassato una sfilza di no da molti presunti campioni, spesso non rivelatisi tali.
E alcune volte abbiamo ringraziato il Signore che certe trattative non siano andate in porto.
Da Rolando Bianchi a Gomez, da Lapadula a Balzaretti, da Gonalons a Tolisso, fino a Candreva.
Prima dicevano che la colpa era della società; o erano troppo lunghi i contratti, o era la storia dei diritti d’immagine, o gli ingaggi proposti non erano congrui.
Poi hanno detto che Napoli era meta non gradita perché immersa nei rifiuti, per il traffico, perché si erano visti troppe puntate di Gomorra, poi perché mancavano i progetti.
Adesso va di moda il “rischio panchina”.
Io il no di Verdi lo rispetto profondamente; e non concordo con Il Mattino che descrive così lo stato dei tifosi napoletani: “il no di Verdi fa esplodere il web – feriti come uno sposo abbandonato all’altare, si scatenano con messaggi amari social – Un colpo al cuore, una spada che trafigge il petto. È in questo modo che è stato accusato dai napoletani il no di Verdi – e il popolo di internet continua a sfogarsi…..per i napoletani è stato davvero un brutto colpo.”
http://sport.ilmattino.it/sscnapoli/cuori_azzurri_infranti_no_di_verdi_fa_esplodere_web-3487546.html
Niente affatto; come detto prima ci siamo abituati, e un popolo più “incassatore” di noi non esiste.
L’unico aspetto che non mi quadra, sinceramente, è il fatto che queste trattative non sfumano sul nascere, come sarebbe logico.
Del tipo: contatti l’entourage del calciatore – fai la tua proposta – lui tentenna e poi rifiuta e buonanotte ai suonatori.
No, perché se prima con il giocatore ci parla Sarri, poi Giuntoli, poi Sepe, poi Tonelli, poi San Gennaro, ti accordi con il Bologna, prendi l’aereo per Milano e ti porti Chiavelli appresso con il contratto pronto da firmare, qualcuno avrà pur detto un “si”, credo.
Volubilità del calciatore? Qualcuno si è infilato nella trattativa promettendo lidi più ambiti e contratti più corposi per giugno?
Non lo so. Io so solo che queste pantomime, come per Icardi, servono molto più ai giocatori che al Napoli. Che dovrebbe imparare a sfuggire da queste commedie che regalano troppa visibilità negativa.
Ma ad ogni modo io quando un giocatore rifiuta il Napoli lo ringrazio.
Napoli non è per tutti e se hai perplessità meglio non cominciarla proprio l’avventura.
Loro lo sanno che questa città dà tanto ma pretende rispetto, impegno, sudore, amore.
Non tutti i “professionisti” sono capaci di darlo.
Non tutti i “professionisti” se la sentono di sposare, oltre a una squadra, anche una città, con le sue pressioni, il suo amore, la sua rabbia.
Chi se la sente dopo ha trovato casa; come Canè, come Vinicio o come Bruno Pesaola, che a Napoli ha vissuto fino alla morte.
Come tanti giocatori che sempre qui attorno stanno.
Come chi non la dimentica mai, vedi Diego “il napoletano”, il più grande di tutti i tempi.
Chi decide di conoscerla finisce spesso per innamorarsene.
Chi invece la considera tappa intermedia, bene fa a non avvicinarcisi neanche.
Napoli non è per tutti.
E, da oggi, neanche per Verdi.
Sei grande . Non c’è da dire altro.