Ci manchi, Principe.

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1902

Sei morto senza vedere la sua grandezza riconosciuta. A Oriana Fallaci che ti intervistò negli ultimi anni della tua vita confidasti di sentirti non un artista, ma “un venditore di chiacchiere” – “Un falegname vale più di noi artisti: almeno fabbrica un tavolino che rimane nei secoli. Ma noi, dica, che facciamo? Quanto duriamo? Al massimo, se abbiamo molto successo, una generazione. Se chiedo al mio nipotino chi era Petrolini, chi era Zacconi, risponde boh!”

Così dicesti, senza sapere che il tuo verbo e la sua arte sarebbero stati imperituri, freschi e attuali oggi come ieri.
Eri umile, Principe. Definivi i tuoi film “commerciali, filmetti arraffati, destinati alle sale di seconda visione, che costano poco”
La verità è che qualunque film comico, anche il più bello, lo possiamo rivedere al massimo una-due volte. E’ come una barzelletta, una volta che conosci il finale, esaurisce la sua carica emotiva.
Un tuo film è diverso.
Possiamo rivederlo altre 100 volte, noteremo sempre una battuta, una smorfia, una sottigliezza che ci era sfuggita prima. Un tuo film è per sempre.
Come le tue semplici e profonde poesie.
Ti riusciva facile perché non recitavi, Eri te stesso.

Tra i tuoi rimpianti c’era quello di aver studiato poco; “non sono un uomo colto, e questo mi pesa. Vorrei aver studiato di più, aver letto di più, aver guardato di più… Vorrei esser stato più curioso, io non sono mai stato curioso. Osservatore, sì, tutti i miei personaggi nascono dall’ osservazione, ma curioso mai. E ora che sono mezzo cieco e non posso curiosar più, legger più, studiar più…”

Diceva questo mentre venivi citato come esempio di efficacia linguistica nella “Storia linguistica dell’Italia” con le tue espressioni “fa d’uopo”, “quisquiglie”, “pinzillacchere”, riportate come espressioni ormai entrate nell’uso comune. Quindi nel vocabolario.
La notizia te la diede la stessa Fallaci in quella memorabile intervista.

Ma la verità è che nel dire Totò si dice “Napoli”.
Napoli nel suo genio e nella sua inventiva.
Napoli nella sua improvvisazione.
Napoli nella sua ironia beffarda, nella sua genuinità.
Napoli nel suo rivendicare le nobili origini pur mostrandosi nella sua veste umile.
Napoli nella sua generosità, Napoli nelle sue contraddizioni.
Napoli nella sua maschera, ora giullare ora riflessivo.
Napoli nella sua capacità di cavarsela sempre.
Napoli nella sua scaltrezza, nel suo orgoglio identitario.
Napoli nel suo amore per i più deboli.
Napoli nella sua poesia.
Napoli in tutto il mondo nonostante è difficile trovare, in 97 film interpretati, qualche tua frase in napoletano.
Parlavi italiano con melodia napoletana.

Sei morto senza vedere la tua grandezza riconosciuta.
Tu che hai insegnato a tutti noi che la morte è una Livella, che ci rende tutti uguali, adesso riderai del fatto che proprio dal giorno della tua scomparsa, la tua grandezza non ha avuto più fine.
Ci manchi, Principe.

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