Ci sono due modi per fare il giornalista sportivo (e non solo) in Italia.
Farlo in maniera mediocre, asservita, nell’ambito di paletti predefiniti, e così sperare di stare nel circuito che conta.
O farlo in maniera libera, onesta e professionale: e farlo quindi a casa tua, su testate “minori” o sui social.
Paolo Ziliani fa il giornalista da parecchio tempo. Vecchia scuola, si direbbe.
“Non è mai stato un mondo rose e fiori“, mi scrisse una volta, “ma c’era, allora, chi vedeva anche i piccoli talenti e li metteva alla prova e magari li valorizzava“.
Lui la ebbe e la sfruttò. Prima la carta stampata (lo scandalo della partita Genoa-Inter di un pareggio concordato e sfumato nacque da un’intervista sua e di Claudio Pea a Juary su “Il Giorno”)
e poi la televisione, a Mediaset, dove come autore raccolse solo consensi e apprezzamenti.
Riuscì a coniugare sport e ironia, dosandoli nel modo giusto.
Poi arrivò Calciopoli; e lui se ne occupò. E non smise di occuparsene in seguito; non dimenticò quello schifo che mise la vergogna in faccia al campionato italiano nel mondo.
Le voci libere generalmente si silenziano intimorendole prima, licenziandole se possibile dopo, e screditandole alla fine.
A Paolo non gli hanno fatto mancare nulla.
Querele a pioggia; perché lo strumento della querela in Italia è fantastico.
Tu puoi querelare chi vuoi. Chiedere quanto vuoi. Se la denuncia viene archiviata perché ritenuta infondata, l’avvocato però se lo paga il querelato.
Se vai in giudizio e vinci non è che il querelante ti paga qualcosa, al massimo le spese legali sostenute. E ti deve andare sempre bene.
A Paolo è andata bene spesso: le avessero pubblicate i giornali però certe sentenze, sarebbe stato divertente.
Io ne ho letta una, relativa ad una querela fatta da un noto allenatore italiano che chiedeva decine di migliaia di euro per presunte inesattezze e offese. Una in particolare che lo definiva “babbeo”.
Il Giudice, oltre a evidenziare che le espressioni, adeguatamente contestualizzate, non erano gratuiti attacchi personali, ricordava che lo stesso allenatore, nella circostanza specifica del fatto, si era definito un “coglione”.
Quando cerchi la verità sempre, quando non sei corruttibile, non ti fai molti amici; e capita magari che Andrea Agnelli chieda al tuo neo direttore di licenziarti (insieme a Pistocchi) come rivelò il giornalista Gigi Moncalvo.
https://www.areanapoli.it/interviste/moncalvo-agnelli-chiese-di-licenziare-pistocchi-e-ziliani-maurizio-mobbizzato-scrisse-di-buffon-e_388045.html
Cosa che non avvenne; ma avvenne il silenziamento, chiudendo il programma che curava su “Premium”, “La Tribù del Calcio”, la più vista sul quel canale.
30 anni di onorata carriera e il premio è il nastro adesivo sulla bocca.
Ma non bastava: i social non tappavano la bocca a Ziliani e allora parte l’operazione screditamento. Qualcuno si inventa che Paolo ce l’avrebbe con la Juventus perché un suo ex giocatore, Montero, avrebbe avuto una relazione con sua moglie.
La prova granitica, inoppugnabile, è un meme pubblicato da un utente qualsiasi, riportante alcune (inventate) dichiarazioni di Montero al giornale sportivo “Marca” (o “Boca”)
Sarebbe bastato per chiunque controllare sui siti stessi in questione per scoprire che nessuna intervista è stata mai rilasciata; che un meme del genere lo può fare chiunque col cellulare.
Ma l’occasione era troppo ghiotta per non cavalcarla; alcuni utenti beoti ci credono davvero, e dicono “provate a ricercare su Google”, ma Google ti dice solo che altri beoti stanno dicendo la stessa cosa. E che non esiste una mezza riga credibile sull’argomento.
Qui non si parla di una fake news nata da qualche dichiarazione equivoca; ma di una cosa inventata di sana pianta. E che ha scatenato orde di pseudo-tifosi ad utilizzare la “non-notizia” (per chiarire, Ziliani è serenamente sposato e Montero potrebbe essere loro figlio) per insultarlo senza freni.
Sono tanti, e sono stati imbeccati.
Perché a suo tempo la fake news fu alimentata anche da qualche giornalista
https://twitter.com/antonelloang/status/891231772150837248
E, più di recente, dallo stesso Moggi
https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=10159545187038714&id=56461948713
A seguito di tutto questo, per la gioia dei dispensatori d’odio, di chi tiene i fili di questo teatrino e di alcuni colleghi ben inseriti, Paolo ha salutato tutti con un articolo sul Fatto nel quale riassume parte della vicenda, e con una foto su Twitter della sua bellissima famiglia.
In fondo è in pensione; può benissimo mandarli a quel paese tutti.
Quando le vite sconvolte dalla calunnia e dalla diffamazione più rozze diventano tre, la tua, quella di tua moglie e quella di tuo figlio, capisci che il prezzo da pagare è troppo alto. I malavitosi si son presi tutto, non solo il pallone. Me ne vado con l’ultimo racconto. Grazie pic.twitter.com/zdKdywIN4W
— Paolo Ziliani (@ZZiliani) October 26, 2021
Gioiscono gli haters (che però, che pena, reclamano anche la cancellazione dell’account, timorosi che cambi idea); gioiscono i narratori stile “istituto Luce”. Gioisce il sistema che lo ha espulso già a suo tempo.
Io gioisco nella speranza che venga restituita la tranquillità dovuta al grande professionista e al grande uomo che ho conosciuto personalmente. Con il quale ho firmato un pezzo a 4 mani sul Fatto dove svelammo i dettagli del contratto di Ancelotti al Napoli.
Persona d’altri tempi per educazione, stile e spessore morale. Garbata e disponibile; attenta e precisa. Senza scheletri nell’armadio.
Scavando nel web, ma quello fatto di emeroteche digitali e non di pagine farlocche, ci ho trovato solo altre storie riguardanti Ziliani. Inchieste, denunce, recensioni lusinghiere ai suoi programmi, ed anche qualche storia personale poco conosciuta: come quella di un giornalista di Cremona che si attivò con grande impegno e massima discrezione affinché venisse restituita la mensa a scuola ad un bambino autistico. Riuscendo nel suo intento.
Conservo con cura un suo messaggio di incoraggiamento che mi scrisse oltre 4 anni fa e che terminava con un: “tieni duro, un giorno l’era della cialtronaggine potrebbe finire”.
Ecco, Paolo. In questo possiamo dire che sei stato troppo ottimista.
Per il resto, non ti dico “tieni duro”. Ma un semplice “futtetenne”.
Che sarebbe, in italiano, un “fregatene”.
L’era della cialtronaggine sembra essere ancora lunga; a questo punto che se la scrivessero loro.