L’8 gennaio di 3 anni fa si spegneva a 90 anni, in un sostanziale silenzio, un genio napoletano; l’ingegnere Pietrangelo Gregorio.
Fu l’inventore della televisione privata e non solo.
Circa 400 sono i suoi brevetti: dal fototachimetro, il primo autovelox, al disco pluricanale, che in un solo 45 giri conteneva 728 canzoni.
Poi fu la volta della tv via cavo. Inventò un moltiplicatore di segnale per sfruttare l’antenna del vicino e lo produsse in serie.
L’invenzione fu poi soppiantata dal mercato e ne avanzarono molti. Dispiegò quindi matasse di cavi e amplificatori collocati qua e là collegandoli prima con 4 schermi all’Upim e poi un po’ ovunque tra bar, ristoranti e pizzerie. Si collegarono il Bar diMotta, il Bar Carflish a via Toledo, il Bar Brasiliano nella Galleria Umberto e il Gambrinus.
All’inizio si trasmettevano gli articoli di giornale dei quotidiani locali come Il Mattino e Il Roma.
Nacque poi un palinsesto, tra telegiornale locale, cabaret e musica.
Nasceva la prima vera tv italiana via cavo, poi amichevolmente copiata a Biella che per alcuni fu la prima tv privata, ma di fatto è stata la seconda.
Il primo programma fu di Nino Taranto, il 21/01/1970.
Nel 1971 (e ancora TeleBiella doveva nascere) furono registrate e trasmesse a colori tutte le tappe del Cantagiro.
Per la Rai ci sarebbero voluti altri 6 anni per trasmettere a colori.
Nel 1973 il Festival di Sanremo. La Rai trasmetteva in video solo l’ultima serata, in bianco e nero, le altre solo alla radio.
Lui arrivò con cavi e televisioni e regalò a Napoli le 4 serate del Festival in tv a colori. Provarono a vietargli l’ingresso delle telecamere ma lui riuscì a far cantare gli artisti fuori dell’Ariston.
Poi l’allora Ministro Gioia vietò per legge la tv via cavo.
Ma Gregorio non si arrese e inventò la Tv Box che aggirava il divieto della diretta; in sostanza un televisore con il videoregistratore.
Intanto la TV via cavo fu legalizzata grazie a un’intuizione del patron di Telebiella che si fece denunciare così un giudice sancì che non c’erano conflitti visto che la Rai trasmetteva via etere e Telebiella via cavo.
Con la legalizzazione della trasmissione via cavo Gregorio non perse tempo; Telenapoli era già la più strutturata d’Europa.
Cablò Napoli con 380 chilometri di cavo, entrarono nuovi soci, furono assunti 150 dipendenti, realizzati 6 studi a colori, 5 teatri e acquisiti i diritti di 240 film con uno staff di prim’ordine per programmi che hanno fatto la storia.
Nel frattempo però anche la trasmissione via etere fu liberalizzata, e quella via cavo divenne all’istante obsoleta. Ma Gregorio ancora non si arrese accettando la sfida.
Passò alla tv via etere, e nacque Canale 21.
Programmi storici con Angelo Manna, Maurizio Costanzo, Renato De Falco e tanti altri.
Lui per 15 anni condusse “Filo diretto”, dove denunciava tutti i disservizi; e funzionava.
Poi entrarono in società Achille Lauro e Andrea Torino, fino al 1981 quando le loro strade si separarono.
Continuò con Teleoggi, Telestudio 50, Napoli tv, mentre Berlusconi cominciava a dominare la scena mandando in crisi i competitor occupando abusivamente frequenze.
Gregorio raccolse il malanimo generale e si inserii sulle sue frequenze, disturbandone i segnali.
Andò da Confalonieri e raggiunse un accordo su cessione di programmi e spartizione di pubblicità ma non ci fu tempo. L’amico di Berlusconi, Craxi, gli fece una legge su misura.
Berlusconi a Milano ottenne il credito per investire, Gregorio a Napoli no.
Ma il suo genio creativo non ebbe fine. Nel 1992 realizzò il più grande schermo a 3D del mondo, lungo 60 metri contro i 48 di Disneyland.
Un genio creativo che però non è mai stato raccontato abbastanza; anzi direi per niente.
A lui non sono stati dedicati libri, film, serie TV. Di lui hanno parlato poco e niente TV e giornali. Eppure la sua è una storia che contiene tante storie. Di Napoli e dell’Italia.
Quando si deciderà di concedergli il giusto tributo non sarà mai troppo tardi.