Caro Massimo Troisi, oggi avresti compiuto 65 anni.
Chissà quante cose ancora avevi da dirci, quante risate e quante riflessioni potevi farci fare.
Ma, in fondo, ci sei sempre…
Ci sei in ogni battuta, in ogni citazione, volontaria o involontaria, che facciamo nei nostri discorsi.
Ci sei ogni volta che il Napoli perde in casa, anche se non è il Cesena.
Ci sei ogni qual volta ci sentiamo dire una frase detta da altri e rispondiamo con “Ma pecchè cunusce a Lello tu?”
Ci sei anche quando siamo lasciati da una fidanzata e cerchiamo un perché, se veniamo prima o dopo la bottiglia.
Ci sei tutte le volte che ci domandano se è meglio un giorno da leone o 100 da pecora…
Ci sei quando in un viaggio sbagliamo strada, e pensiamo di essere arrivati a Frittole.
Ci sei quando soffriamo e siamo insistentemente consolati, e pensiamo che vogliamo soffrire bene, da soli, senza essere distratti.
Ci sei quando portiamo un amico sul motorino e gli chiediamo di “farsi leggero”.
Ci sei quando vogliamo dare la sveglia al rimbambito di turno e ci viene da dire “iesce, tuocc e femmine, va a arrubbà” .
Ci sei in ogni sogno dove la pistola non funziona.
Ci sei in qualunque circostanza ci chiedano: “Chi siete?” e a noi viene da aggiungere “cosa portate? si ma quanti siete? Un fiorino!”
Ci sei quando cerchiamo di darci un tono fra gli altri, e magari pensiamo di dire: “Ma 9×9 farà 81?”
Ci sei quando leggiamo di Madonne che piangono e pensiamo che ancora non abbiamo visto il miracolo di una sedia che ride…ne una mano che ricresce.
Ci sei quando veniamo male in fotografia e pensiamo che forse è il caso di bruciare pure il fotografo, per paura che possa raccontarla in giro.
Ci sei in tutti i Robertino che incrociamo nella vita.
Ci sei quando, ricordando un affetto caro che ci ha lasciato, pensiamo: perchè te ne sei andato così presto?
Maurizio Zaccone
