Gatta Cenerentola: perchè è davvero nata a Napoli!

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Tra pochi giorni sarà nelle sale il film d’animazione Gatta Cenerentola.
Una produzione made in Naples con registi partenopei e tante voci Napoletane.
4 premi al Festival di Venezia e grandi consensi ricevuti per la storia di una Cenerentola partenopea ambientata in una Napoli futuristica.
E’ la dimensione che spettava a questa favola, nota a tutti nella versione Disney, perché Cenerentola è davvero nata a Napoli.

Lo dobbiamo ricordare, perché lo sanno in pochi.
Perché questa storia si mescola con quella della nostra lingua tanto bistrattata e a volte da noi stessi degradata.
Questa lingua che per lo Stato Italiano è un dialetto, ovvero una parlata locale.
Mentre l’Unesco la riconosce invece come una lingua, che è seconda per diffusione solo all’Italiano.
Nel mondo pensate che è più parlato del Bulgaro, del Ceco e dello Svedese.

Perché, a differenza di tante parlate locali, il Napoletano ha una sua forma scritta, non presente in tanti altri dialetti. Ha una sua grammatica.
E questo perché ha una sua letteratura, fatta di opere,poesie e memorabili canzoni.

E qui entra in gioco il Pentamerone, scritto nel 1632 da Giambattista Basile.
Il Pentamerone (Lo Cunto de li Cunti) è un libro di fiabe, 50 per l’appunto.
Ma non è un semplice libro di fiabe.

E’ IL PRIMO ibro di fiabe mai scritto al mondo.

 Benedetto Croce, che poi lo tradusse in Italiano, lo definì “il più antico, il più ricco e il più artisticofra tutti i libri di fiabe popolari”.
E la sesta delle 50 novelle contenute è per l’appunto “Cenerentola”.

La prima versione in assoluto mai scritta della fiaba Cenerentola, quindi, è in lingua N

apoletana, scritta da un Napoletano.

Dopo la raccontarono anche Perraut e i Fratelli Grimm fino ad arrivare alla versione della Disney (che si ispirava a quella di Perraut) ma la prima in assoluto è di Basile.
“La Gatt

a Cenerentola”, che fu poi portata in teatro da De Simone a fine anni 70 e che raccolse consensi internazionali.

C’è un passaggio, nella versione del Basile, mentre narra i festeggiamenti del Re al castello per trovare la sposa al figlio, che parla di un grande buffet fatto di “pastiere e casatielle”, interessante testimonianza della cucina napoletana del ‘600.

Ora tocca al film d’animazione che sono sicuro non tradirà le aspettative per restituire alla storia il capolavoro di Basile e a Cenerentola le sue vere origini, la sua vera città.
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