La questione stadio San Paolo che vede al braccio di ferro Comune e Società sportiva è ormai degenerata. Per capirne di più ho provato a riavvolgere il nastro e ricordare i passaggi fondamentali che ci hanno portato a questo punto.
E il primo aspetto che emerge, comico, è che tutto quello che abbiamo visto è già successo; tra i 20 e i 40 anni fa. Parliamo del Napoli di Ferlaino.
Nel 1969 Ferlaino pretese una riduzione del canone dal Comune, vicenda finita all’arbitrato del prefetto che sancì nel 3% degli incassi la cifra dovuta.
Nel frattempo il Comune pretendeva un numero ingente di biglietti omaggio.
Il 18 dicembre 1970 Ferlaino disse: “Prima che arrivassi io il Napoli dava per ogni partita 5000 biglietti omaggio, io li ho ridotti a 1300, facendomi nemici dappertutto. Il Comune se ne prende 1000 e il solo Sindaco 600. Pretendono di entrare anche senza mostrare la tessera. E se cambia il sindaco 3 volte in un anno devo dare 1800 tessere perché i “decaduti” non la restituiscono.”
Nel frattempo l’indebitatissimo Comune si installa 8000 poltroncine di velluto, certo non in Curva.
Perché il “loro” stadio doveva essere un salotto
Il problema che a Napoli si parla sempre ha vuoto .Lo stadio se non lo fa DELAURENTIIS non si farà mai troppa burocrazia troppi interessi politici ( Bagnoli insegna ).Per ristrutturare bene il San Paolo ci vogliono 100 milioni troppe cose da fare ,chi li spende ?? Il presidente ?? Non credo proprio .Allora come sempre in questa Città non si fa mai niente.